l 22 maggio 2020, in occasione dell’anniversario della strage di Capaci, che vide la morte, ad opera della mafia, del magistrato Antonio Falcone, della consorte Francesca Morvillo e di tutti gli uomini della scorta, le classi del triennio dell’ITE e le classi terze della secondaria di primo grado hanno partecipato ad un incontro, per via telematica, con “Libera”, un cartello di associazioni contro le mafie nato nel 1994. L’incontro è stato condotto con efficace chiarezza e ricchezza di informazioni dal prof. Roberto Orfei, presidente del presidio di Libera “Antonio Montinaro”(uno degli uomini della scorta di Falcone), e dal prof. Fabrizio Ricci, referente provinciale di “Libera”.
L’obiettivo primo del meeting era quello di comprendere, attraverso il ricordo di questa strage, della successiva strage di Via D’Amelio – dove perse la vita il magistrato Paolo Borsellino e tutti gli uomini della scorta – e di ogni strage di mafia, come sia essenziale evitare il rischio della dimenticanza verso questi sanguinosi ed atroci eventi, avviando una riflessione comune che prevenga la complicità silenziosa della cittadinanza nei confronti del fenomeno mafioso e attivi invece le risorse della collettività per togliere energia virulenta a quella che è stata definita “una vera e propria pandemia alla pari del covid 19”.
Attraverso la considerazione, ormai sotto gli occhi di tutti, che la mafia attuale non organizza più stragi, ma piuttosto agisce, altrettanto pericolosamente, nel sommerso, muovendosi con libertà nei mercati, nella finanza, nelle attività lucrative di natura illecita e ovunque ci sia circolazione di denaro, e quindi infiltrandosi nelle grandi città, a livello nazionale ed internazionale, i ragazzi sono stati invitati a comprendere come l’unico mezzo realmente efficace per prevenire e contrastare il fenomeno mafioso sia la promozione della cultura e dell’educazione alla legalità.
Non a caso il magistrato Antonino Caponnetto affermava – come hanno ricordato i relatori – che “la mafia teme la scuola più della giustizia”, e che “l’istruzione toglie l’erba sotto i piedi alla cultura mafiosa”. I ragazzi hanno dunque riflettuto sul fenomeno virtuoso della destinazione a scopi pubblici degli ingenti beni confiscati alla mafia, (spesso ora trasformati in scuole), e così restituiti alle esigenze sane della collettività.
Alla luce di queste considerazioni si è potuto toccare con mano quanto sia essenziale mettersi in gioco, come singoli e come gruppi e associazioni, per condurre una battaglia di tipo culturale, che tolga linfa vitale all’atteggiamento mafioso, basato sulla sopraffazione del più debole e sulla “concessione di favori” da parte del “potente” al singolo, piuttosto che sul riconoscimento dei diritti di ciascuno.
Solo con questo impegno personale e collettivo, attraverso una sempre più diffusa cultura della giustizia ed un sistema legislativo adeguato, ispirati ai principi della Costituzione, la vera “carta antimafia” della nostra Repubblica, si potrà giungere ad un’auspicabile risistemazione dei valori, dove allo sfoggio di potere e di ricchezza, principi portanti delle organizzazioni mafiose, si contrapponga una mentalità etica, incardinata sullo Stato di diritto, ispirata alla partecipazione attiva e al “fare rete” nel sociale.
Numerose le domande e le curiosità dei ragazzi, alle quali i relatori hanno dato puntuale ed esauriente risposta. Un avvio di collaborazione, quello con “Libera”, che si auspica possa proseguire fruttuosamente anche nel futuro, per diffondere sempre più nella nostra scuola la cultura della cittadinanza attiva e della compartecipazione sociale come strumenti di prevenzione ad ogni forma di illiceità e di malaffare.
A cura della prof.ssa Cristiana Santini

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By No Comment 26 Maggio 2020
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